Per la riunione del 12 luglio scorso, l’ARAN aveva preannunciato la discussione relativa al trattamento economico della Dirigenza. A differenza delle riunioni precedenti, tuttavia, non aveva prodotto alcuna bozza da discutere.
Pertanto, dopo aver enunciato, solo verbalmente, gli aumenti contrattuali e aver identificato i destinatari distinguendoli in: I Fascia, II Fascia, Medici del Ministero della salute (!!!!) è stato avviato il solito giro di tavolo.
La nostra delegazione ha manifestato il nostro grave avvilimento!!
La legge 3/2018 che testualmente recita: “… omissis… sono collocati, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, in unico livello, nel ruolo della dirigenza sanitaria del Ministero della salute. La contrattazione collettiva nazionale successiva a quella relativa al quadriennio 2006-2009, ferma rimanendo l’esclusività del rapporto di lavoro, estende ai dirigenti sanitari del Ministero della salute, prioritariamente e nei limiti delle risorse disponibili per i rinnovi contrattuali, gli istituti previsti dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, per le corrispondenti qualifiche del Servizio sanitario nazionale e recepiti nei relativi contratti collettivi nazionali di lavoro” è stata completamente disattesa!
Giorgio Cavallero, Segretario Nazionale Cosmed e Presidente di Assomed Sivemp, così si esprimeva:
“Purtroppo devo segnalare il grave avvilimento che deriva dalla lettura dei dati della ripartizione economica, sia pure ancora ipotizzata da Aran, perché una legge dello Stato approvata da tutte le forze politiche e che demanda al CCNL, prioritariamente e nel limite delle risorse per il rinnovo; l’estensione degli istituti economici e normativi previsti dal D.Lgs. 502 per il SSN ai dirigenti sanitari del Ministero della Salute è come se non fosse mai stata emanata.
Nell’ipotesi, Aran ha assegnato il 3,48% di aumento per tutti, senza conteggiare prioritariamente le risorse necessarie per gli istituti della dirigenza sanitaria; non è chiaro, pertanto, se gli istituti economici devono essere finanziati a parte o nell’ambito delle risorse complessive attualmente disponibili.
C’è una responsabilità politica grave: vogliamo dire che la legge Lorenzin è carta straccia e non ha alcun riflesso contrattuale, oppure no? Questo è un nodo, un nodo pregiudiziale che va affrontato dal tavolo, non si può far finta di nulla, non si può dire 3,48% fa 241 euro lordi mensili. I dirigenti sanitari, ex dirigenti delle professionalità sanitarie che già dal 1992 avrebbero dovuto essere equiparati ai colleghi del SSN hanno 24.000 euro annui in meno di retribuzione a parità di doveri e magari con nuovi obblighi orari.
E’ questione politica fondamentale che non può essere elusa da questo tavolo. Prima di dare delle cifre occorre fare i conti con la legge 3/2018.
Se invece si vuole dire che questa legge è carta straccia, occorre assumersi le responsabilità politiche che tale scelta comporta. Non si può andare avanti in questo modo, una visione ragionieristica che non considera il ruolo strategico che è stato dato alla dirigenza sanitaria del Ministero che è stata discriminata sia dentro il comparto Stato che nei confronti dei dirigenti sanitari del SSN.
Non è una questione corporativa, è una questione di fondo che non può essere elusa.
Prematura ed inappropriata una ripartizione delle risorse che non tiene conto di un terzo della forza lavoro del comparto: a questi soggetti che lavorano da anni nel servizio pubblico è stato riconosciuto, nel processo riformatore, il diritto agli istituti economici e normativi del SSN.
E’ l’esigenza di norme speciali per una categoria che la legge ha definito speciale.
Non mancheranno approfondimenti nostri e delle parti datoriali, perché ci sono problemi generali di come la legge incide sui contratti di lavoro.
Sui medici e sanitari EPNE non è stato detto nulla, non state date cifre, anche loro versano in una condizione economica e normativa inaccettabile.
Alle dichiarazioni di Giorgio Cavallero, si aggiungevano le rimostranze e i chiarimenti di Anna Prete, direttivo Cosmed e vice Presidente di Anmi-Assomed Sivemp- FPM:
“Una norma voluta da diversi Ministri, dall’Amministrazione a da quasi tutte le sigle sindacali maggiormente rappresentative nel Ministero, che completa il percorso della dirigenza sanitaria nel contesto del Ministero della Salute e riconosce il ruolo centrale del Ministero stesso, e delle figure ivi operanti, nel SSN è misconosciuta, non si sa se per volontà o dimenticanza.
Nel corso degli anni il legislatore ha voluto che la dirigenza sanitaria fosse valorizzata come una dirigenza speciale. Finalmente, la legge 3/2018 (voluta da numerosi ministri, concordata fra Amministrazione e sigle sindacali e finalmente approvata da tutte le forze politiche presenti in Parlamento nel dicembre 2017) ha ratificato quanto già previsto nel 1992.
Pertanto, ai sensi di quanto sopra, la Dirigenza Sanitaria si configura come una dirigenza speciale) nell’ambito della dirigenza normata dal d.lgs. 165/2001 e i dirigenti sanitari del Ministero sono collocati in un unico ruolo e in un unico livello.
La dizione “Medici del Ministero della salute” è errata, primo perché la legge li ha inseriti nella dirigenza sanitaria, secondo perché i dirigenti sanitari non sono solo medici ma anche veterinari, chimici e farmacisti.
La stessa legge, infine, al primo CCNL utile il compito di estendere prioritariamente e nei limiti delle risorse disponibili per i rinnovi contrattuali, gli istituti previsti per le corrispondenti qualifiche del SSN e recepiti nei relativi contratti.
Come già rappresentato dal dott. Norcia, Presidente di Anmi-Assomed Sivemp-FPM, nelle precedenti riunioni, l’applicazione della legge è pregiudiziale per il prosieguo delle trattative”.