La Confederazione all'incontro al Ministero del Lavoro
1. Deve essere affermato con chiarezza la cogenza della percentuale degli incrementi sanciti dalla Legge di bilancio anche per il sistema delle autonomie ai sensi dell’articolo 48 comma 2 del d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165. Non deve più succedere che le Regioni e le autonomie possano scontare la percentuale di aumento previsto per il pubblico impiego, come avvenuto per il 2018 (corresponsione del 3,02 anziché il 3,48%).
2. La detassazione del salario legato alla produttività, al raggiungimento dei risultati ed al disagio, nonché per iniziative di efficientamento della Pubblica Amministrazione, alle stesse condizioni del settore privato. In particolare il SSN subisce concorrenza sleale con il privato accreditato che fruisce della detassazione. Occorre tener conto del fatto che la sanità pubblica è in concorrenza con il privato a differenza di altri settori pubblici che operano in regime di monopolio.
3. Il collasso dei servizi pubblici impone una politica assunzionale che richiede il superamento dell’articolo 23 comma 2 del d.lgs. 75/2017 che impone tetti al salario accessorio, che vanno in toto aboliti.
4. Un calendario accettabile degli accordi quadro preliminari alla contrattazione. È inaccettabile siglare i contratti con anni di ritardo: in realtà nel 2021 dovremmo discutere il contratto 2022-24, e il Contratto 2019-21 dovrebbe già essere stato sottoscritto entro il 2018. In definitiva viaggiamo costantemente con 3 anni di ritardo con gravi ripercussioni.
5. Il rispetto degli accordi quadro senza ingerenze improprie, come quelle verificatesi con il comma 687 della legge 145/2018, che ha stravolto la rilevazione della rappresentatività effettuata anni prima e di cui si chiede la tempestiva abrogazione in sede legislativa o negoziale.