Tavoli tecnici 2, 9 e 16 settembre.
Nel corso del recente incontro tra il Ministro Dadone e le Confederazioni sul lavoro agile, la Cosmed ha ricordato che questo e la conciliazione tempi di vita e di lavoro sono legge dal 2015, ribadita da una risoluzione del Parlamento europeo del 2016 e da due direttive della Funzione pubblica del 2017. Sarebbe dunque preoccupante affrontare solo la problematica del lavoro agile trascurando quella della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che fanno parte dello stesso impianto legislativo.
Secondo l’articolo 14, comma 2 della legge 124/2015 le Amministrazioni dovevano “al fine di conciliare tempi di vita e di lavoro” provvedere a “stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell’infanzia” nonché “servizi di supporto alla genitorialità, aperti durante i periodi di chiusura scolastica”, in particolare per le lavoratrici al rientro dal congedo di maternità e per i titolari di congedi parentali.
Infatti la gran parte dei dipendenti pubblici (in particolare nella sanità) sono impossibilitati allo smart working e sarebbe iniquo e discriminatorio non affrontare le problematiche di categorie che tra l’altro hanno pagato il prezzo più alto nell’emergenza Covid.
Senza nulla togliere allo smart working necessario e da implementare, secondo gli obiettivi del 2015 entro tre anni almeno il 10% della pubblica amministrazione doveva ricorrere a questa modalità lavorativa. La risoluzione del Parlamento europeo e le direttive della Funzione pubblica ricordavano che queste modalità di lavoro dovevano avvenire nel “rispetto orario lavoro giornaliero e settimanale senza penalizzazioni, senza discriminazioni tra tempo determinato e tempo indeterminato e con “diritto alla disconnessione”.
È sicuramente necessario investire nella digitalizzazione, che richiede investimenti strutturali senza la solita declaratoria allegata ai precedenti provvedimenti legislativi “senza nuovi oneri per la finanza pubblica”, che ha portato agli evidenti fallimenti di questi anni relegando il Paese in condizioni di evidente arretratezza tecnologica. Indispensabile il regolare funzionamento dei CUG e dell’organismo per l’innovazione e un’adeguata formazione del personale.
Non si può prescindere da un accordo in sede ARAN che tenga presente delle specificità delle singole aree e comparti. In tal senso c’è ampio consenso tra le sigle. Si tratta di contrattualizzare la materia, superando le disposizioni della “Legge Brunetta”, che la relegano tra quelle oggetto solo di informazione e confronto sindacale in quanto facente parte dell’organizzazione del lavoro.
Il Ministro ha annunciato sull’argomento tavoli tecnici previsti per il 2, 9 e 16 settembre.
Assai utile è la lettura dell’ultima circolare della Funzione pubblica datata 22 maggio 2017, che alleghiamo. Ricostruisce l’impianto legislativo e normativo e testimonia il tempo perduto. Sperando di non perderne altro, si deve dare fiducia a questo tentativo di modernizzazione.
Giorgio Cavallero Segretario Generale Cosmed
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